Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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lunedì 5 dicembre 2016

DE BIMBOMINKIBUS (-1-) Fenomenologia dello scoiattolo frullato

[SPOILER: POST SPERIMENTALE PER VEDERE QUANTI ACCESSI ARRIVANO DAL WEB CON LE TAG BIMBOMINKIA]

[VI RICORDIAMO IL NOSTRO POLIZIESCO PENTADIMENSIONALE DA SCARICARE, EH??]

Insegna il bravo blogger che alla tragedia segue sempre il dramma satiresco.
Ecco quindi che, dopo amene discussioni di altissimo (ma altissimo, eh?) livello, vogliamo oggi riposarci ripercorrendo gli anni della verde gioventù, allorché, tutti impegnati a perfezionare la pronuncia dell'inglese, guardavamo MTV. Tra una Céline Dion d'annata e una Whitney Houston dannata (pardon...) alla depressione, ci capitava che, in un'ora, due video su tre fossero delle allora imperanti boyband. 
La qual cosa ci induceva a pensare a quanto fossero imbecilli le teenagers di allora che, a fronte di band maschili (?) di bambocci cartonati tutte uguali (qui la serie storica)(comunque gli irlandesi fanno impressione), con canzoni più o meno tutte uguali (evidenza 1 cfr. evidenza 2; evidenza 1/bis cfr. evidenza 2/bis), mossettine (ine ine) tutte uguali (evidenza 3 cfr. evidenza 4), temi tutti uguali (evidenza 5 cfr. evidenza 6), svaligiavano negozi, riempivano stadi, acquistavano tonnellate di rivistine sceme il cui angolo della posta era un delirio di "sono stata con Mark e quello nella foto è nostro figlio"  ecc. ecc.   [oggi, invece...]
Poi il sociologo che era in noi si accorse che non erano solo uguali i ragazzi (?), ma erano identiche anche le voci, in ispecie quelle del front boy (?) della band. Certo, ci si disse, se per mettere insieme le Spice Girls avevano addirittura sondaggiato le ragazzine inglesi on target (9-14 anni o giù di lì) così da sapere qual era il tipo femminile (?) di riferimento e scegliere le membresse della band, vuoi che non abbiano fatto così anche coi maschi (?) delle boyband? [INCISO: se le ragazzine inglesi di vent'anni fa si identificavano in questa cosa qui, poi non chiediamoci perché la Brexit...][del resto, con certi incontri al vertice, cosa pretendi...?].
Cioè: magari, sondaggia tu che sondaggio io, era venuto fuori che le proto-bimbominkia andavano in solluchero per un preciso timbro maschile, che quindi era opportuno riproporre in tutte le boy(?)band
I dati controfattuali erano, del resto, a favore della predetta ipotesi: come non avvertire una palese affinità di timbro tra quel funghetto biondo bombardato a positroni di Nick Carter
                       
                                               

e quell'altro perfetto incrocio tra un carlino e una pecora di JustinTimberlake?




Poi certo, uno apparteneva ad una boy(?)band ben fighetta, quella dei bravi ragazzi sempre ben vestiti, dediti a balli di gruppo stile Rimini anni '50, pionieristici come i Digimon, (brava gente), l'altro, beh, l'altro costretto a condividere il desco con dei buzzurri che a stento si riusciva a disciplinare per videoclip di lepida ironia sul mondo della psichiatria, alternati ad autopromozioni come sguatteri per case abbandonate, con episodiche puntate nelle fiabe di Andersen.
Si sa, lo stile non è per tutti: il Carter ed il Timberlake risultavano comunque accomunati, oltre che dalla casa discografica, da quel particolarissimo timbro da scoiattolo gettato vivo nel frullatore che sempre ci interrogò sull'effettiva qualità sonoro-melodica, ma che evidentemente acchiappava.
Quando poi l'oblio cadde su queste band, ed erano i benvenuti anni 2000 e un po', ci rilassammo a preoccuparci di antiche ricette contro il mal di denti. Pazienza, ci dissimo, le nostre coetanee o giù di lì cresceranno convinte che l'idealtipo del maschio alfa abbia l'estensione vocale dell'aspirabriciole da tavolo. E intanto ascoltavamo Mango per rifarci le orecchie (ciao, Pino, quasi due anni e un vuoto incolmabile...).
Poi fu la volta degli One Direction (di cui già dissimo, ma dovremo tornare a dire ora che li hanno sepolti) e vabbe', fuoco di paglia, del resto se Take That e Backstreet boys, con le pezzarculo per una vita di eccessi, devono tornare sulle scene a fare i ventenni a quarant'anni (poracci 1 cfr. poracci 2)(se gli scappa una mossa di più, gli finiscono il polso e un'anca in platea), dai, Harry Styles che male fa?
Appunto.
Poi temettimo (o tememmo?)(o temimo?) che qualcosa si muovesse nientemeno dalle nostre parti, nel senso che a XFactor edizione 2015 si presentò un onesto pupazzetto italo-americano (da parte di nonno o qualcosa di simile) di origini romanesche, che ai primi casting, tenero sedicenne, fu accompagnato da mammà, la quale ci tenne a far sapere al conduttore che il figlio frequentava il classico ("ha 9!", che detta così può voler dire tutto: 9 in una materia? la media del 9? un 9 in tutto l'anno? ah, mammine mammine...). Morale, Luca Valenti, il mini Justin Bieber da Garbatella incrociato con Guile di Street Fighter II (o Dumbominkia, if you prefer...), canta buttando sul palco il cuore e un po' tutti gli organi interni, visti i ragli di sofferenza che inanella di puntata in puntata, fino alla trista eliminazione per sopraggiunta febbraccia (testa sulla spalla di Mika e tanto Hellospank). Eccerto, ci diciamo io e la Spocchia, non si resuscita Justin Timberlake così a piffero, le minestre riscaldate non rendono, suvvia... (comunque non si è rassegnato, eh? un velo di betacarotene direttamente sopra i capelli e via!)(tra l'altro fa il piacione con Nicole e prende un due di picche da antologia)(comunque l'hanno eliminato anche da lì...).
Ci era però sfuggito che il suo (di Luca, sempre) XFactor starter pack comprendeva questa stramba ballata per adolescenti ciucchi di cedrata che lì per lì ci disse poco. Sennonché una sera d'estate, mentre eravamo in pizzeria ad aspettare una contadina (la pizza, sempre) e una golosa (sempre pizza), ecco che ci cade l'occhio sullo schermo tivvù del locale predetto, proiettante una curiosa sequenza, probabilmente un estratto di qualche film concettuale della transavanguardia polacca non allineata, in cui un tizio con la testa a melanzana gira senza meta in un parcheggio coperto prendendo sberle da una mano invisibile. Evabbe'. Poi aguzziamo l'udito e ci pare di sentire ciò che ci fece sentire il Valenti e facciamo due più due: QUESTA che va in onda è la canzone originale, che Luca non è riuscito a rovinare perché è già terribile così. Di fatto, l'incubo del risveglio dello Shin dragon tanto temuto dai dinamici e svolazzanti piloti delle astronavine Getter si è materializzato: il mono-boy(?)band con la voce da scoiattolino frullato che noi tutti si pensava affidato alle più polverose memorie del castello di Trappingham è risorto! 
Eccolo qui, il nuovo che avanza guardando indietro: Shawn Mendes, canadese come Justin Bieber, ma di tratti più, diciamo, mediterranei e con meno gommapiuma nelle guance. Una faccia da niente come poche, il classico vicino di banco anonimo a cui potresti bucare la mano con la punta del compasso e neanche direbbe ahia, il bravo ragazzo che si lascia usare la cute per accendere i fiammiferi e non prenderle, quello che nel presepe vivente fa sempre la parte di Melchiorre perché ha la testa grossa e il caftano gli gira bene attorno e poi la sua parte dura solo per la Messa dell'Epifania. 
Stupore dunque ci prende nel constatare i numeri su Vevo di costui (675 mln di visualizzazioni adesso, Madonna je spiccia casa...), ma subito dobbiamo razionalizzare: perché, dopo 20 anni, ancora lo scoiattolino frullato? E' chiaro che alle shawners succede una delle tre cose sotto descritte:
a) si attiva nel grigio periacqueduttale il sentimento materno che porta a proteggere le bestiole indifese.
b) la vocetta di cui sopra, con quelle vibrazioni da antello della cucina arrugginito, va a coprire lo spettro sonoro del progesterone.
c) sono sceme e basta.

Niente, 20 anni dopo e la stessa zuppa. L'occidente è finito in loop. Poi non lamentatevi della crisi di valori, la trascuranza, il debbionismo, eh? Ecco.

[ci voleva, eh...?]

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